Partecipazione politica

Nel senso formale del termine, la partecipazione politica è riservata alle persone che godono dei diritti politici. Ma in un senso più ampio, non si limita ai soli diritti di voto e di eleggibilità. La citoyenneté si riferisce alla partecipazione politica come impegno delle persone che prendono parte all’organizzazione della società e delle sue strutture. Riguarda la popolazione in tutto il suo insieme, indipendentemente dalla nazionalità, dallo stato giuridico o da qualsiasi altro criterio. L'accesso ai diritti, siano essi civili, sociali o politici, dipende dall’appartenenza a determinati gruppi. Per estendere tale accesso, si può agire a diversi livelli.

La prima possibilità consiste nel concedere maggiori diritti ai gruppi che ne sono privi. È quanto che stanno facendo quasi tutti i Cantoni romandi, chi più chi meno. A Neuchâtel, ad esempio, gli stranieri che dispongono di un permesso di domicilio e che sono domiciliati nel Cantone da 5 anni possono votare a livello comunale dal 1849 e, nel 2001, tale diritto è stato esteso a livello cantonale. Sei anni più tardi, gli stranieri del Cantone hanno ottenuto l’accesso al diritto di eleggibilità a livello comunale. Le varie iniziative a favore del diritto di voto a partire dai 16 anni vanno anch’esse in questa stessa direzione.

Come dimostrano alcuni esempi all’estero, è anche possibile agire a un livello più locale. La città di New York, per esempio, rilascia una carta d’identità a tutti i residenti, garantendo così l’accesso a determinati diritti a tutta la popolazione, indipendentemente dalla nazionalità o dallo stato giuridico.

Vi è poi la possibilità di «cambiare gruppo». È ciò che consente di fare la naturalizzazione, ed è del resto attualmente l’unica possibilità di godere di tutti i diritti sociali e politici. Nel 1992, la Svizzera ha abolito il divieto della doppia cittadinanza. Eliminando tale ostacolo, è aumentata la motivazione a presentare domanda di naturalizzazione. Ma si constata anche un’inversione di tendenza: mentre l’accesso alla naturalizzazione è stato finalmente facilitato – almeno sulla carta – per gli stranieri di terza generazione la modifica della legge sulla cittadinanza entrata in vigore il 1° gennaio 2018 ha al contrario inasprito le condizioni di accesso alla naturalizzazione ordinaria. Il possesso di un permesso C’è ormai la condizione sine qua non per poter presentare una domanda. Un altro esempio di «cambiamento di gruppo» è dato dalle procedure che consentono, a determinare condizioni, di regolarizzare i «sans papiers» rilasciando loro un permesso B.

La concessione dei diritti politici formali agli stranieri e la naturalizzazione sono le due possibilità tradizionali per poter partecipare alla vita sociale.La CFM sta esplorando da diversi anni una terza via. L’idea è di ampliare l’accesso alla partecipazione politica, di incoraggiare la fruizione dei propri diritti e fare in modo che tutto questo abbia un impatto concreto e durevole. Lanciato nel 2008, il Programma «Citoyenneté – concertarsi, creare, decidere», sostiene i progetti finalizzati a esplorare nuove strade di partecipazione alla vita pubblica. I 120 progetti e anche di più già sostenuti, hanno in comune, il fatto che permettono ai partecipanti di impegnarsi durevolmente nei processi di concertazione, di co-costruzione e di codecisione. Tutti hanno in sé la predisposizione ad agire come «citoyen», ma possono realizzare appieno questa predisposizione soltanto se vengono riconosciuti in quanto tali.

Ultima modifica 29.05.2019

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